Cenni Storici


La Scarzuola si trova alle pendici di un monte consacrato a Giove.

Territorio difeso in età medievale da tre postazioni di tradizione militare romana (il Castrum Acquae Altae, il Castrum Floris e la Torre Pofavo esposta a oriente), dal 1278 la Chiesa Cattolica Romana vi costruì una Pieve, filiazione della Diocesi di Orvieto.

Oltre alla Pieve di Santa Maria venne costruito il monastero di San Pietro, dipendente dall'Abbazia dei Santi Severo e Martirio di Orvieto; e tre Eremi: ad Aqualta, a Montereale, e a Colle del Pornello.

Il nome della Scarzuola deriva dal fatto che, all'inizio del XIII secolo dell'era cristiana, le abitazioni dei frati che vi si insediarono erano capanne di paglia chiamate "scarze". Il sito era favorevole ad accogliere un eremitaggio, sia per la presenza di grotte naturali, che di una fonte d'acqua sorgiva.

Nella prima metà del Duecento vi abitò un frate laico di nome Senso - della Famiglia dei Sensi di Perugia - famoso per essere un contemplativo "col dono delle lacrime". A quel periodo risale il crocefisso affrescato ora nell'abside, con il ritratto di Francesco d'Assisi.

Dopo il 1282 la Scarzuola divenne santuario francescano, e luogo di sepoltura: "supernum sanctuarium corporumque suorum repositorium..quem cum maiores nostri..pie et religiose condiderunt", come risulta dal citato testamento di Antonio di Marsciano (stilato a Verona il 13 dicembre 1476).

In virtù del iuspatronato acquisito, i Conti di Marsciano spostarono la custodia della Scarzuola da Orvieto a Perugia, sede dei loro interessi economici (come si può leggere da accordi tra i Marsciano e il Comune di Perugia, con stipula 27 dicembre 1282).

Da quel momento la vita scorse nelle generazioni dei secoli senza cambiamenti epocali, con abitudini acquisite di cui ormai restano poche tracce: una per tutte, l'usanza di riconoscere come lavoro socialmente utile lo "smacchiamento del bosco".

Lo smacchiamento consiste nel passare attraverso il bosco tagliando gli arbusti e selezionando la legna da ardere (i cerri), lasciando le altre essenze: l'operazione del taglio e della raccolta viene fatta a mano e il trasporto grazie a muli e asini.

Altra permanenza plurimillenaria è l'abitudine a passeggiare fino a polle d'acqua - alcune calda fino a 40 gradi (San Casciano e Parrano) o fredda (Casteldifiori) - dove si può fare il bagno. Già gli etruschi e i romani amavano questo svago curativo e rilassante ! A loro testimonianza restano antiche vasche romane a San Casciano dei Bagni.

Tornando alla Scarzuola, gli ultimi due frati francescani rimasero coinvolti in uno scandalo. Uno dei due accusò l'altro di intrattenere una relazione eterosessuale con l'abitante del casale vicino. Il Padre Provinciale destinò ognuno dei due frati a una destinazione diversa, e chiuse il convento. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il complesso architettonico venne messo in vendita, fino all'acquisto da parte di Tomaso Buzzi, con rogito notarile in data 23 gennaio 1957.

Tomaso fece questo acquisto perchè "pur vivendo in mezzo alla gente del bel mondo quasi come uno di loro, e lavorando per i committenti in modo serio e professionale, in realtà io vivo una vita di sogno, segreta; in mezzo alle mie carte, i miei disegni, le mie pitture e le mie sculture": nella Scarzuola Buzzi trovò il Genius Loci ideale per pietrificare se stesso.

Il 9 marzo del 1970 Tomaso scriveva nei suoi appunti: "Alla Scarzuola, salvo la parte sacra, in cui il protagonista è Dio, con Madonna e Santi, tutto è un teatro; e quando qualcuno (e sono molte persone) mi domanda quali spettacoli farò eseguire, posso rispondere che, per me, il protagonista è il silenzio" ...

Vivendo, Tomaso si pose il problema della continuità nel mantenere viva la Scarzuola come rappresentazione simbolica.

"... la mia Scarzuola, nella parte nuova soprattutto, non deve essere la casa di un artista. Non la casa di un collezionista, di un uomo raffinato, di gusto, decoratore, scenografo... di un artista poliedrico, ma deve essere l'artista fatto casa: non la casa di un architetto, che lo rifletta, ma l'architetto che diventa casa; non la casa della vita, ma la vita che diventa casa.

Difficile da definirsi: la biografia che diventa casa; la biografia dell'artista che diventa architettura, pittura, scultura e poesia".

Per ottenere il suo scopo, pensò di lasciare la Scarzuola in eredità ad Alberto Menin, architetto dello Studio Buzzi a Milano. Ma Alberto morì, neanche quarantenne, di leucemia. Seconda erede designata fu Bice Brichetto, figlia di Mimmina Brichetto di Milano - una grande amica di Tomaso -.
Bice non era interessata a dedicarsi ad una simile impresa, come pure il terzo candidato Giovanni Battista Guerrieri Gonzaga di Mantova.

Nel gennaio 1981 Tomaso, in clinica a Rapallo, fece una Fondazione di cui assunse la Presidenza, designando come suo successore Marco Solari di Genova.
La Fondazione decadde per mancanza di fondi: le due sorelle di Tomaso, Luciana e Fernanda Buzzi, decisero che Marco Solari acquisisse la proprietà della Scarzuola, e continuasse l'opera.

... il resto è vita

 

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