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Come sintetizzare la tradizione scritta e orale dell'Occidente?
Insegnando una definizione che non fornisca facili risposte, e che induca a porsi domande. E voi cosa ne pensate?
Quando ero studente, al liceo classico (1974-1978), ed alla Facoltà di Architettura di Firenze (1979-1985), coglievo ogni occasione per chiedere quale fosse il rapporto tra Filosofia ed Architettura. Imparai che dovevo cercare io di raccontare cosa andavo scoprendo a riguardo. Dopo vent'anni di esperienze come architetto, docente di Disegno e Storia dell'Arte al liceo scientifico, imprenditore agricolo e consulente per la mobilità sostenibile, sono arrivata alla conclusione che è giunto il momento di unificare la Tradizione europea, scritta ed orale, della disciplina che gestisce l'ambiente umanizzato.
"Perché?" Perché ancora oggi gli studenti, in tutto il mondo, imparano la definizione di Vitruvio (vissuto in epoca augustea): Architectura est firmitatis utilitatis venustatis ratio. I Romani, come tutte le genti antiche, scrivevano la sola parte legislativa del sapere, lasciando la parte interpretativa all'educazione quotidiana della vita in comune, esperienza che risulta oggi molto rara.
Nell'attuale processo di globalizzazione sembra importante continuare ad usare il latino: sia per trasmettere in modo sintetico elementi essenziali per la civiltà europea, sia perchè la struttura grammaticale e sintattica latina facilita l'apprendimento di tutte le lingue occidentali, in particolare per chi proviene da ceppi linguistici diversi. Come sintetizzare dunque la Tradizione scritta ed orale dell'Occidente? Insegnando una definizione che non fornisca facili risposte, e che induca a porsi domande: Architectura est firmitatis utilitatis venustatis pia ratio in Bonum.
Il resto è studio, ricerca personale, dialogo, e rapporto epistolare...
Cordialmente Maria Vittoria Cavina
Qual è il vostro parere?
Argomento di discussione all'indirizzo:
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