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Giancarlo Pellegrini

Nato a Bologna il 12 marzo 1957
Diplomato al liceo classico Galvani nel 1976, segue all'Accademia di Belle Arti di Bologna i corsi del professor Mandelli e si diploma col professor Mario Nanni nel 1980.
Studia ebraico a Gerusalemme, iconologia ed iconografia dal 1980 in Francia a un monastero certosino presso Aix Les Bains, sotto la guida di Georges Drobot. Inizia a dipingere icone, prima con tecniche della scuola russa del XVIII secolo, poi secondo la scuola trecentesca di Andrej Rubliev.
Laureato a Bologna in Storia orientale nel 1985 col professor Ambanelli, torna in Francia con una borsa di studio del governo francese per approfondire gli studi di pittura.
Nel 1988 partecipa alla fondazione di "Icona" - associazione di fedeli, con Padre Casali, Luigi Pedrazzi, Don Giovanni Nicolini - che organizza nel 1989 una conferenza di Drobot presso S. Domenico, e nel 1990 una mostra di icone bolognesi contemporanee, all'interno del complesso stefaniano.
Nel 1992 soggiorna a San Pietroburgo dove conosce il maestro Alexander Stalnov.
Sposato a Elena Sentieri, padre di Luca Francesco (nato l' 11 novembre 1993) insegna storia dell'arte al liceo classico S. Luigi,iconografia nella scuola di icone presso la parrocchia di S. Severìno e a Reggio Emilia presso la parrocchia del Sacro Cuore.
Collabora con articoli alla rivista "Sussidi biblici" della Casa Editrice S. Lorenzo di Reggio Emilia.


LE ICONE
origine e significato

Il termine icona (dal greco eikon=immagine) indica un tipo di produzione artistica destinato al culto, che ha visto il suo massimo sviluppo nelle Chiese ortodosse dell'oriente europeo.
L'origine delle icone va inquadrata in un più ampio contesto, che interessa tutta l'iconografia - quindi anche affreschi, mosaici, e metalli sbalzati - .
Fondamentale per l'arte cristiana é l'Incarnazione del Verbo in Cristo, vero Dio e vero uomo.
"Cristo é immagine del Dio invisibile" (Col. 1,15): grazie alla decisione divina di assumere la condizione umana, l'uomo può superare i divieti veterotestamentari e rappresentare l'Ineffabile.

Tre le fonti storiche per l'iconologia cristiana:
1) La tradizione vuole che l'evangelista Luca, medico, fosse anche pittore, autore di un dipinto della Vergine col Bambino. Tradizione cara ai bolognesi, che venerano con particolare devozione proprio una Vergine Odighitria detta di San Luca.
E' d'altra parte ragionevole pensare che qualcuno vicino al Cristo abbia desiderato riprodurre le fattezze sue e della madre, per perpetuarne la memoria.

2) Le immagini catacombali, partendo da simboli, sviluppano il tema del Buon Pastore e della Fractio Panis fino a ritratti del Cristo, con aureola e le iniziali A ed a sinistra e a destra (A = inizio; = fine).

3) Dal IV secolo in oriente si sviluppa lo stile detto bizantino, derivato dalla pittura funeraria della regione nilotica di El-Fayium, dove il ritratto presentava il defunto a lutto, in posizione frontale, gli occhi sgranati con fissità eterna.
Coi secoli le forme del Cristo, della Vergine e degli Apostoli si affinarono secondo schemi che rispondessero sempre meglio alle esigenze della Chiesa, per





annunciare anche agli illetterati i misteri della fede, e aiutare i fedeli nella preghiera.
Le immagini dovevano essere conformi alla "sana dottrina", senza deviazioni ed eresie: perciò la teoria spettava ai vescovi (VII Concilio Ecumenico di Nicea II) mentre gli iconografi studiano la tecnica, il modo concreto di esecuzione dell'icona.
L'immagine così concepita é strumento di preghiera sia da parte dell'autore che da parte dello spettatore, preghiera non rivolta al legno ed ai colori, ma all'archetipo celeste.

Il canone iconografico

Dovendo essere strumenti di annuncio per i fedeli, sono stati stabiliti dei principi generali per codificare forme e modi delle icone; lasciando agli iconografi il compito di tradurre in pratica tali principi.
Il Concilio di Nicea II, durante il quale il canone iconografico é stato sancito, venne convocato per dare una risposta chiara al movimento eretico iconoclasta, distruttore delle immagini sacre nei secoli VIII e IX.
Questo canone offre indicazioni su come si possono disegnare senza eresie il Cristo, la Vergine, tutte le scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, gli Apostoli e le grandi figure bibliche.
L'iconografia é una "scrittura delle immagini": alla base c'é un atto di fede verso il contenuto del testo sacro, che viene tradotto nel linguaggio universale delle forme e dei colori.
Dal punto di vista tecnico, le proporzioni dei personaggi si basano sul canone policleteo greco (la testa unità di misura del corpo); in più, il disegno iconografico deve superare la caducità della morte corporea, per affermare la gloria della Resurrezione e servirsi della dimensione terrena come prefigurazione del "corpo spirituale".
Come fare? La stilizzazione dell'anatomia porta a rispettare la forma umana svuotandola dalla materialità della carne: il corpo bidimensionale é come trasfigurato, fisso, eterno, e bene rimanda al di là dei dati sperimentabili durante la vita in questo "effimero, fluttuante mondo".
Materiali e strumenti

Le icone vengono dipinte su legno stagionato, su cui s'incolla una tela, che verrà ricoperta da un'imprimitura di gesso e colla.
Tutti i materiali sono organici, per ricordare il forte legame esistente tra l'immagine fatta dall'uomo e quella creata da Dio, che ha voluto condividere in tutto, fuorché nel peccato, la natura umana.
Anche i colori sono naturali, vegetali o minerali, addizionati con un'emulsione di uovo e di vino, e utilizzati non come tinte, bensì come luci diverse.
L'idea di fondo riguarda proprio la luce: luce ricreata, di origine divina, luce mostrata all'essere umano come strumento spirituale.
Per noi occidentali é un'arte (tecnica che comunica valori) lontana di cinque secoli dal nostro vissuto artistico: riscoperta affascinante di radici comuni dell'Oriente e dell'Occidente di un'unica Europa cristiana.
Nel dialogo fraterno tra cristiani, l'icona rappresenta un'occasione privilegiata d'incontro, vero fermento di unificazione.





IDOLO: sostantivo maschile dal greco eidolon, dalla radice eidos=forma, cosa o immagine che costituisce oggetto di culto e di adorazione perché considerato non un simulacro del dio ma una divinità esso stesso - o la sede della divinità -.
Presente nelle culture dove la capacità di astrazione del concetto di divino non si é ancora sviluppata. In filosofia é usato per credenza erronea, falsa immagine che fà deviare la mente dalla verità.
ICONA: sostantivo femminile tradotto dal greco bizantino eicona=immagine, identifica immagini sacre dipinte su legno, talvolta su vetro, oggetto di devozione dei cristiani orientali; nell'uso contemporaneo, viene anche usato per qualunque segno visivo che rappresenti in sintesi una realtà esterna.
Radice comune, greca, per due termini riferiti alla realtà sensibile, a ciò che del mondo si può vedere e rappresentare, ma anche - e qui si nasconde il pericolo - al segno che la realtà passando attraverso gli occhi lascia nel cuore dell'essere umano.
Il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) dedica ampio spazio alle voci Idolo / Idolatria e Immagine / Icona:
In sintesi : per amore Dio si é rivelato e donato all'uomo, per offrire una risposta definitiva agli interrogativi umani circa il senso ed il fine della vita.
Dio ha concluso con Noé un'Alleanza eterna.
Dio ha eletto Abramo ed ha concluso con lui e la sua discendenza un'Alleanza: ne ha fatto il suo popolo, cui ha rivelato la Legge per mezzo di Mosé; i profeti hanno preparato ad accogliere la salvezza destinata a tutta l'umanità.
Dio si é rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio - vero Dio e vero uomo - Parola definitiva del Padre: dopo di lui non vi sarà altra Rivelazione.

Non avrai altri dèi di fronte a me

Il primo comandamento vieta di onorare altri dèi, all'infuori dell'Unico Signore che si é rivelato al suo popolo. Proibisce la superstizione e l'irreligione.
La superstizione é la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone... Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, é cadere nella superstizione.

2112 Il primo comandamento condanna il politeismo ... la Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono "argento e oro, opera delle mani dell'uomo", i quali "hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono...".
Questi idoli vani rendono l'uomo vano: "sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Sal 115,4-5.8).
Dio, al contrario, é il "Dio vivente" (Gs3,10; Sal 42,3, etc...), che fa vivere ed interviene nella storia.

2113 L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non é Dio. C'é idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio, si tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro...

2114 La vita umana si unica nell'adorazione dell'Unico. Il comandamento di adorare il solo Signore semplifica l'uomo e lo salva da una dispersione senza limiti. L'idolatria é una perversione del senso religioso innato nell'uomo. L'idolatra é colui che "riferisce la sua indistruttibile nozione di Dio a chicchessia anziché a Dio"






Non ti farai alcuna immagine scolpita...

2129 L'ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell'uomo. Il Deuteronomio spiega: "Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo... "(Dt 4,15-16). E' il Dio assolutamente Trascendente che si é rivelato a Israele. "Egli é tutto", ma, al tempo stesso, é "al di sopra di tutte le sue opere" (Sir 43,2 7-28), Egli é "lo stesso autore della bellezza" (Sap 13,3)

2130 Tuttavia, fin dall'Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, l'arca dell'Alleanza e i cherubini.

2131 Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi.
Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova "economia" delle immagini.

2132 II culto cristiano delle immagini non é contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti "l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi é rappresentato", e "chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa é riprodotto". L'onore tributato alle sacre immagini é una "venerazione rispettosa", non un'adorazione che conviene solo a Dio.


Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che rappresenta.

Come il Figlio di Dio é uomo

476 Poiché il Verbo si é fatto carne assumendo una vera umanità, il Corpo di Cristo era delimitato. Perciò l'aspetto umano di Cristo può essere "rappresentato" (Gal 3,1). Nel settimo Concilio Ecumenico la Chiesa ha riconosciuto legittimo che venga raffigurato mediante "venerande e sante immagini".
1159 La sacra immagine, l'Icona liturgica, rappresenta soprattutto Cristo.
Essa non può rappresentare il Dio invisibile e incomprensibile...

1160 L'iconografia cristiana trascrive attraverso l'immagine il messaggio evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la Parola. Immagine e Parola s'illuminano a vicenda...

1161 "La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera.
E' una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio". La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell'armonia dei segni della celebrazione, in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli.



Preghiera e meditazione in luoghi opportuni:





Luoghi di preghiera: preghiera vocale e mentale, meditazione, orazione

2691 La chiesa, casa di Dio, é il luogo proprio della preghiera liturgica per la comunità parrocchiale. E' anche il luogo privilegiato dell'adorazione della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento.
La scelta di un luogo adatto non é indifferente alla verità della preghiera:

- per la preghiera personale, questo luogo può essere un "angolo di preghiera", con la Sacra Scrittura e delle icone, per essere là, "nel segreto", davanti al nostro Padre.
In una famiglia cristiana, questa specie di piccolo oratorio favorisce la preghiera in comune;

- nelle regioni in cui ci sono monasteri, é vocazione di queste comunità favorire la condivisione della Preghiera delle Ore con i fedeli e permettere la solitudine necessaria ad una preghiera personale più intensa;

- i pellegrinaggi evocano il nostro cammino sulla terra verso il cielo. Sono tradizionalmente tempi forti di rinnovamento della preghiera. I santuari, per i pellegrini che sono alla ricerca delle loro vive sorgenti, sono luoghi eccezionali per vivere "come la Chiesa" le forme della preghiera cristiana.

2725 La preghiera é un dono della grazia e da parte nostra una decisa risposta.
Presuppone sempre uno sforzo. I grandi oranti dell'Antica Alleanza prima di Cristo, come pure la Madre di Dio e i santi con lui ce lo insegnano: la preghiera é una lotta. Contro chi? Contro noi stessi e contro le astuzie del Tentatore che fa di tutto per distogliere l'uomo dalla preghiera, dall'unione con il suo Dio. Si prega come si vive, perché si vive come si prega. Se non si vuole abitualmente agire secondo lo Spirito di Cristo, non si può nemmeno abitualmente pregare nel suo Nome. Il "combattimento spirituale" della vita nuova del cristiano é inseparabile dal combattimento della preghiera.

2705 La meditazione é soprattutto una ricerca. Lo spirito cerca di comprendere il perché e il come della vita cristiana, per aderire e rispondere a ciò che il Signore chiede. Ci vuole un'attenzione difficile da disciplinare. Abitualmente ci si aiuta ... la Sacra Scrittura, particolarmente il Vangelo, le sante icone, i testi liturgici del giorno o del tempo, gli scritti dei padri della vita spirituale ... il grande libro della creazione e quello della storia, la pagina dell"'Oggi" di Dio.

2709 Che cos'é l'orazione? Santa Teresa risponde: "L'orazione mentale, a mio parere, non é che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si intrattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati".





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